domenica 21 marzo 2010

ITALIANI ESTEROFILI


Dai dati resi noti recentemente dall’Osservatorio Turistico-Alberghiero della Federalberghi relativi all’anno 2009 da poco conclusosi si apprende fra l’altro che, mentre i pernottamenti di turisti stranieri negli alberghi del nostro Paese, nell’anno preso in considerazione, hanno registrato un discreto e incoraggiante aumento, i pernottamenti di turisti italiani hanno registrato invece un calo piuttosto rilevante, per non dire disastroso.

Quale possibile causa all’origine di questa inopinata defezione dei turisti italiani dagli alberghi di casa nostra, da più parti si sono indicati i prezzi alti e scarsamente competitivi di questi ultimi per le tasche degli italiani. Ma, a mio modesto avviso, trovo che ciò non sia affatto vero – o, se lo è, è vero soltanto in parte - e che, all’origine della suddetta defezione, vi sia anzitutto l’inveterata esterofilia di non pochi nostri connazionali.

Durante il periodo preso in esame dalla Federalberghi, infatti, gli italiani, ancorchè disponessero a rigore di meno soldi, a causa dell’avversa congiuntura economica, da dedicare ai viaggi e alle vacanze, non hanno tuttavia rinunciato affatto né a viaggiare né a recarsi in vacanza. Soltanto che essi, da quegli inguaribili esterofili che sono ormai diventati - temendo come una brutta malattia la definizione di provinciali - alle innumerevoli, incantevoli e talora economiche località di cui pullula la nostra Penisola hanno preferito di gran lunga, nella loro stragrande maggioranza, talune remote località esotiche, oltremodo pubblicizzate e ben note un po’ a tutti. E nient’affatto, si badi bene, per risparmiare. Poiché, contrariamente a ciò che comunemente si pensa, tali località, in termini di spesa complessiva, risultano invariabilmente alla fin fine tutt’altro che economiche e vantaggiose, considerando che, al costo del soggiorno – sia pure relativamente competitivo - si deve sempre aggiungere il costo, nient’affatto irrisorio, del viaggio aereo necessario per raggiungerle(ENZO PEDROCCO)


Ho l’impressione talvolta che molti italiani, a giudicare dai loro discorsi e dal loro comportamento, siano convinti che i soldi necessari per far fronte alle molteplici esigenze di un Paese civile ed evoluto qual è il nostro crescano sugli alberi, per opera di un miracolo di qualche santo, anziché dal reddito prodotto dalle sue non poche risorse, che sarà ovviamente tanto più attivo quanto più queste ultime saranno valorizzate, sfruttate e salvaguardate. E non, come avviene purtroppo molto più spesso di quanto non si creda, stoltamente svalutate, sprecate e affossate da una inadeguata amministrazione di esse o, peggio ancora, dall’ indifferenza e la noncuranza più totali nei loro confronti da parte un po' di tutti.

Un esempio, fra i tanti che potrei fare in proposito, può essere rappresentato dalle imminenti vacanze pasquali, che, manco a dirlo, non pochi nostri connazionali si accingono a trascorrere all’estero, affatto incuranti di poter aggravare ulteriormente, così facendo, la crisi che l’Italia sta da tempo attraversando in uno dei settori più vitali della sua economia, qual è indubitabilmente quello turistico. Mentre va da sé che se essi, in una circostanza siffatta, avessero responsabilmente scelto di trascorrere le loro vacanze in qualche località della nostra Penisola, avrebbero senz’altro potuto attenuare quantomeno in parte tale crisi: con indubbi vantaggi, oltre che per il nostro settore turistico, per il Paese tutto(ENZO PEDROCCO)

giovedì 4 marzo 2010

GENITORI E FIGLI

GENITORI E FIGLI / UN RAPPORTO FORSE DA RIVEDERE

Diceva Freud che compito dei genitori, nel loro rapporto con i figli, è quello di risultare gradualmente, con il tempo, del tutto superflui. E accettare che i figli, una volta conseguita la pienezza dello sviluppo e della maturità, possano compiere da sé, nella più totale autonomia e senza ingerenza alcuna, le loro scelte. Nonostante la fama e l’autorevolezza indiscusse del fondatore della psicoanalisi, è da supporre tuttavia che, salvo rarissime e improbabili eccezioni, nessun genitore al mondo abbia mai messo e metta in pratica tale suo insegnamento, per quanto fondato e condivisibile esso abbia potuto e possa apparire ai suoi occhi sotto il profilo culturale.

Dacchè mondo è mondo, infatti, assai raramente i genitori hanno rinunciato a plasmare e controllare pervicacemente i propri figli, che per essi, a dispetto non di rado dell’età adulta e di una evidente e palese maturità intellettuale, rimangono in genere sempre tali da abbisognare, comunque, della loro guida e dei loro consigli vita natural durante.

Un atteggiamento questo duro a morire, in specie nel nostro Paese, alla base del quale c’è quasi sempre la discutibile ed erronea convinzione, ricorrente in ogni generazione di genitori, della presunta assolutezza dei valori in cui sono cresciuti. E fintantoché essi rimarranno in tale loro convinzione, continuando a comportarsi di conseguenza, senza mai venire benché minimamente sfiorati dal dubbio che, non fosse che per l’enorme divario di sensibilità, gusto e idee che invariabilmente si determina tra vecchie e nuove generazioni, i figli potrebbero anche essere dell’avviso - al di là del dovuto amore filiale per i genitori - di non sapere che farsene in alcun modo dei loro valori e di preferirne altri affatto diversi, va da sé che il rapporto genitori e figli – checché ne pensasse e ne potesse pensare oggigiorno Freud - continuerà a svolgersi nel modo conflittuale e insoddisfacente da entrambe le parti in cui si è finora svolto.


ENZO PEDROCCOGiustifica